Oggi vi racconterò la storia di un mito, che per qualcuno ha addirittura del divino e che ha assunto un’importanza così forte nelle nostre vite, tanto da configurare nell’immaginario collettivo il mondo come una grande banca. Già proprio così, una gigantesca banca. E’ esattamente così che oggi appare il nostro pianeta. Le banche sono tutto, hanno in mano i nostri destini, la nostra esistenza, la stessa felicità. E mi ritorna in mente una favola, purtroppo non a lieto fine, che iniziava proprio così…
C’era una volta un paese in cui tutti si conoscevano e sopravvivevano coltivando la terra e scambiandosi i frutti. C’era chi lavorava i campi, chi allevava il bestiame e chi artigianalmente produceva utensili. Con il passare del tempo, il modificarsi delle stagioni umane, il sopraggiungere della modernità, quel microcosmo in cui regnava armonia e sicurezza si è completamente trasformato. Certo con la nuova era sono migliorate non poco le condizioni di vita, i trasporti si sono velocizzati, i raccolti sono stati sottratti ai capricci della natura. Ne è risultata una maggiore prosperità. Ma un nuovo protagonista è entrato nelle vite dei popoli, il denaro.
Certo, forme di scambio ci sono sempre state in ogni comunità umana, ma lo scambio di oggetti non è sempre stato mediato dal denaro. Il denaro è diventato il protagonista delle nostra vite attraverso un lungo processo esaminato in modo esemplare dal sociologo tedesco Georg Simmel in una delle sue maggiori opere Filosofia del denaro del 1900. Egli descrive il fenomeno nella sua evoluzione storica: dallo scambio in natura si è passati allo scambio attraverso l’oro (una sostanza che possiede un valore indipendente dalla sua forma), infine al denaro come puro “simbolo rappresentativo” del valore (la carta moneta, gli assegni). L’oro, infatti, ha un valore intrinseco, indipendente dall’aspetto formale, non è un simbolo ma ha valore di per sé. Il denaro, invece, in quanto pezzo di carta, moneta o assegno, è puramente simbolo. Questo processo evolutivo, che ha visto il passaggio dallo scambio in natura all’economia monetaria, è strettamente connesso all’evoluzione delle facoltà intellettuali umane. Scrive Simmel: “La crescita delle facoltà intellettuali e lo sviluppo delle capacità di astrazione caratterizzano l’epoca in cui il denaro diventa sempre più simbolo e sempre più indifferente al proprio valore intrinseco”. L’affermazione del denaro come simbolo è avvenuta parallelamente allo sviluppo nell’uomo di una maggiore capacità di astrazione intellettuale. L’economia monetaria è, inoltre, strettamente connessa al processo di industrializzazione e urbanizzazione. Nella grande metropoli, infatti, non è possibile lo scambio diretto di beni, ogni scambio è mediato dal denaro. L’economia monetaria si radica solo in quelle società dove ogni oggetto, ogni attività o prestazione possano essere tradotte in un astratto valore di scambio e dove sia possibile effettuare un confronto. Nel nostro sistema, ad esempio, il servizio prestato da un medico, la lezione di un insegnante, un litro di latte sono entità confrontabili perché tutte possiedono un valore di scambio e possono essere quantificate in termini monetari. Il denaro è l'espressione dell’intellettualismo razionale metropolitano ed è qualcosa di assolutamente impersonale.
La mediazione del denaro rende inoltre possibile, almeno in teoria, il raggiungimento di fini illimitati. Ciò ha determinato profonde implicazioni sociologiche che Simmel esprime nei termini di cinismo e atteggiamento blasé. Chi è il cinico? Il cinico è colui che prova un’intima soddisfazione quando riesce a dimostrare che ciò che si ritiene comunemente dotato di alto valore spirituale è in realtà riconducibile ai valori più bassi (istinti animali, interessi economici). E ovviamente il fatto che nella nostra era ogni valore sia ridotto a puro valore di scambio favorisce questo atteggiamento. Invece, chi è il blasé? Il blasé è colui che, a differenza del cinico, non avverte differenze tra i valori: “Il blasé…vede tutte le cose in una tonalità per così dire opaca e grigia e le sente indegne di suscitare una reazione…gli stimoli troppo forti privano i nervi di ogni capacità di reazione”. La possibilità di ottenere tutto ciò che si desidera senza sforzo finisce per rendere qualsiasi fine privo di senso. Simmel parla di “ottundimento delle capacità di discriminazione” come dell’essenza dell’atteggiamento blasé. Nella metropoli moderna siamo sollecitati da un’infinità di stimoli e la quantità finisce per abbassare la qualità, per cui non avvertiamo più la differenza tra essi e li percepiamo identici. E’ un inarrestabile processo di disindividuazione, che comporta il prevalere nell’individuo dell’aspetto oggettivo sul soggettivo, del profitto e dell’esteriorità sui valori più intimi e personali. Ciò si riflette nella sfera della cultura e dei rapporti umani: “Il rapporto del singolo con gli altri uomini ripete soltanto il rapporto dell’uomo con le cose mediato dal denaro”. L’uomo tende a scomparire del tutto, insomma.
“L’esempio definito del carattere meccanico dell’economia moderna è il distributore automatico; in esso la mediazione umana viene esclusa completamente anche dalla vendita al dettaglio, che da sempre era fondata sul rapporto interpersonale; l’equivalente del denaro viene meccanicamente trasformato in merce”. Una metafora inquietante. Tutto è misurabile e calcolabile, come in una formula matematica. La cultura della razionalità permea ogni aspetto della nostra vita e ci troviamo, come in una gabbia, impossibilitati a sottrarci al meccanismo. Oggi questa gabbia è la banca, che incarna l’economia monetaria dell’epoca contemporanea. Tuttavia, resiste qualcosa in noi che non può essere automatizzato perché fa parte della natura umana. E ritroviamo questo aspetto quando ci fermiamo e per un attimo usciamo fuori dal turbine della quotidianità. Questo aspetto è la metafora del cuore.
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