Ritorna nella nostra epoca l’incanto della teoria platonica. In tutta la sua forza, in tutta la sua suggestione. Un fascino senza tempo, perché il frutto del genio umano non sa mai di antico, esso è sempre attuale, come una bella favola che si perpetua di generazione in generazione.
Il mondo delle idee, questo “luogo al di là del cielo” dove risiederebbero gli esemplari perfetti ed eterni delle cose, la sede della sostanza e dell’essere, si riaffaccia nella teoria di Karl Popper, nell’ultima fase del suo pensiero. Popper muore a Londra nel 1994, siamo, dunque, alle soglie del nuovo millennio, e l’ultimo sviluppo del suo sistema è un esito realistico e oggettivistico coronato dalla suggestiva teoria dei tre mondi.
Il filosofo parla dell’esistenza di tre “dimensioni”:
il Mondo 1 è il mondo delle entità fisiche;
il Mondo 2 è il mondo delle nostre esperienze soggettive, ossia dei nostri pensieri, delle nostre speranze e paure;
il Mondo 3 è fatto dei prodotti dei nostri pensieri, speranze e paure, cioè è fatto dei prodotti del Mondo 2 (che è il mondo dell’animo umano e della mente).
Il terzo mondo è “del tutto indipendente sia dall’uomo sia dal tempo”. Di qui l’affinità con il mondo delle idee platonico. C’è, però, una fondamentale differenza che rende originale la concezione di Popper ed è il carattere essenzialmente storico e umano del Mondo 3. Il Mondo tre è il mondo dei pensieri e delle opere create dall’uomo. “Il Mondo 3 ha una storia. E’ la storia delle nostre idee: non solo una storia della nostra scoperta, ma anche una storia di come le abbiamo create, e come esse abbiano reagito su di noi, e come noi abbiamo reagito a questi prodotti della nostra stessa opera. Questo modo di considerare il mondo 3 ci permette anche di inscriverlo nell’ambito di una storia evoluzionistica che riguarda l’uomo come animale”.
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