Secondo Telesio, è innegabile che nel mondo animale e vegetale esistano forme di spiritualità. Già Aristotele aveva attribuito alle piante un’anima vegetativa e agli animali un’anima sensitiva, e solo agli uomini l’intellettiva. Le tesi di Telesio è, però, peculiare perché basata su un sensismo radicale: tutta la conoscenza dell’uomo si riduce alla sensazione, infatti “il senso che sente, paragona e connette le cose simili, costituisce l’universale”. Una sensazione raffinata, quella dell'uomo, certo, ma nulla più che una sensazione. E dal momento che il pensiero si basa sulla sensibilità e dal momento che è inconfutabile la capacità percettiva degli animali, Telesio non può che concludere che anche gli animali pensano: “Si considerino le bestie…esse sono fornite soltanto del senso, eppure hanno conoscenze universali non meno che gli uomini. Non si può infatti dubitare che esse riconoscono l’uomo, il leone, l’animale, la pianta e le differenze tra l’una e l’altra cosa e sanno che il fuoco riscalda e che l’aria e l’acqua sono cedevoli…”.
La tesi della similarità tra uomo e animale è poi rafforzata, a metà dell'Ottocento, dall'evoluzionismo darwiniano: "Le facoltà mentali dell'uomo e degli animali inferiori non differiscono per tipo, bensì immensamente per grado". Non vi è una dimensione metafisica estranea al mondo animale e peculiare dell'uomo. Per Darwin, l'uomo è un semplice animale, in tutti i suoi aspetti, nel corpo come nello spirito.
Non c'è ragione, dunque, nè etica nè scientifica, di stabilire una presunta superiorità di diritti che consentirebbero alla sfera umana di prevaricare e violentare il mondo naturale e animale.
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