Perchè Musica delle Sfere?

Devo all'affascinante teoria pitagorica l'ispirazione del titolo di questo blog. Secondo il filosofo di Samo, il movimento dei corpi celesti è regolato da leggi geometriche, risultando perciò armonico e perfetto. Muovendosi, gli astri emettono una musica sublime e celestiale, definita "armonia delle sfere", che l'orecchio umano non può percepire a causa dell'assuefazione, un fenomeno psicologico che rende inavvertito alla coscienza un suono continuo. Il richiamo alla sapienza antica vuole essere il punto di partenza di un diario online che propone una riflessione, e se vorrete un dibattito costruttivo, su eventi significativi per il percorso storico e umano. La mia ambizione è mettere a disposizione uno spazio dove ogni fatto che ci riguardi possa essere analizzato sotto la lente delle scienze dell'uomo.



sabato 1 settembre 2012

IL MODELLO UMANISTICO DEL SAPERE

La storica Riforma dell'Istruzione del 1923, ideata da Giovanni Gentile, per conto del governo Mussolini era animata dalla profonda convinzione di ripristinare l'insegnamento umanistico come colonna portante dell'intero sistema educativo. Infatti, la sua riforma toccò soprattutto la scuola superiore in cui il ginnasio-liceo avrebbe dovuto primeggiare, quale formazione elitaria destinata a preparare la futura classe dirigente italiana.

L'importanza della cultura umanistica poco più tardi, negli anni Trenta, venne ribadita da un movimento pedagogico sorto nell'ambito dell'Università di Chicago per opera di Hutchins, rettore dello stesso ateneo. Il movimento era imperniato sul programma dell'educazione liberale che si richiamava alla tradizione e ai valori dei classici.
L'educazione, secondo Hutchins, è compimento della libertà interiore, progressiva liberazione attraverso il sapere e la cultura, sulla base dell'insegnamento aristotelico per il quale la virtù e la felicità dell'uomo collimano con la vita teoretica. Egli riteneva che l'educazione fondata sulla coltivazione delle virtù intellettuali fosse "la migliore educazione che si possa avere". Di qui la tesi dell'unità della cultura da realizzarsi attraverso la lettura delle grandi opere prodotte dall'umanità, quei libri che sono diventati "classici" e che, essendo l'espressione dell'immenso patrimonio condiviso dalla nostra civiltà, possono darci il senso profondo della nostra umanità.

Jacques Maritain, pedagogista cattolico, si inserì in questo clima con l'opera Educazione al bivio (1932). Il bivio epocale cui si trova l'educazione riguarda il suo stesso fine. Da un lato, integrazione dell'individuo nella vita sociale, dall'altro formazione dell'uomo nella sua interezza, come sintesi di anima e corpo, natura e spirito. Il filosofo francese ritiene che quest'ultima sia la vera missione dell'educazione dal cui ambito occorre eliminare ogni forma di pragmatismo, sociologismo, intellettualismo. La sua proposta è un nuovo curriculum formativo imperniato sulle "sette colonne portanti del sapere: le discipline del trivio e del quadrivio, rielaborate in chiave moderna. Il senso del suo modello pedagogico non è un mero richiamo nostalgico ai valori del passato ma la necessità profonda di ristabilire una chiara gerarchia di valori in campo educativo, che possa contribuire alla conoscenza della verità.

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